MEMORIES: THE MONUMENT VALLEY

Il classico paesaggio del selvaggio West, fatto di colline di arenaria e di irti pinnacoli che spuntano da una infinita distesa di sabbia rossa spazzata dal vento, è diventata un’immagine che viene associata in maniera quasi automatica alle scenografie dei film western, quasi come se fosse un paesaggio immaginario, quasi un archetipo. Succedeva anche a me, almeno prima di poter vedere con i miei occhi la Monument Valley nello Utah

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Ma cos’è la Monument Valley?
Si tratta di un’autentica meraviglia geologica, costituita da una variegata serie di formazioni rocciose che assumono, soprattutto all’alba e al tramonto, colorazioni stupefacenti. L’origine della Monument Valley risale a circa 70 milioni di anni or sono, quando il terreno, in precedenza ricoperto dalle acque, si innalzò progressivamente; movimenti della crosta terrestre spezzarono l’altopiano in numerosi tavolati, detti mesas, intagliati da fratture e crepacci, che l’erosione plasmò in seguito in torrioni, archi e guglie, che ricordano appunto dei veri e propri monumenti.Anche se i registi cinematografici vi si sono affollati sin dagli esordi di Hollywood, la maestosità del luogo è rimasta intatta, da togliere il fiato.

Ma andiamo con ordine.

Siamo arrivati alle soglie della Monument Valley , tra Arizona e Utah, percorrendo la I-163, una strada panoramica che ci ha portato dritti verso i grandi monoliti della valle: è la stessa strada che , nel film Forrest Gump , il protagonista sta percorrendo di corsa, quando decide di fermarsi e tornare indietro.

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Prima di entrare nel Parco siamo passati dall’hotel che ci avrebbe ospitato per la notte: si trattava del solo albergo che si può trovare nelle vicinanze ,il Goulding’s Lodge, e che già di per sé è una meraviglia. Si trova, infatti, ai piedi di un’ampia parete di arenaria che offre una vista superba della valle.

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La storia di questo hotel è molto particolare: venne aperto intorno al 1929 da Harry Goulding e dalla moglie come spaccio; poi nel 1937 quando Harry sentì dire che alcuni produttori di Hollywood stavano pensando di girare qualche film western nella zona del sud-ovest americano, armato di un album di fotografie della Monument Valley, partì per la California a bussare alle loro porte.
E fu così che un anno più tardi il regista John Ford portò la sua troupe proprio alla Monument Valley per girare “Ombre rosse” e poi via, altri film.

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Oggi l’edificio della locanda è stato conservato in gran parte come era stato lasciato dagli antichi proprietari e ospita un piacevole piccolo museo del cinema dove i visitatori sono invitati a fare una piccola donazione in favore delle borse di studio per studenti navajo.

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E infatti la Monument Valley è gestita dagli indiani della riserva Navajo: già nel centro visitatori la cosa risulta evidente poiché vi si trova un museo di storia e cultura navajo e inoltre, nel parcheggio, tra gli stand di oggetti artigianali, si trovano numerosi Navajo, in costume tradizionale, che offrono la possibilità di fare il giro della valle in fuoristrada o a cavallo.

Noi abbiamo deciso di usare il nostro fuoristrada per compiere tutto il percorso della Valley Drive, una bellissima strada panoramica, dissestata ma comunque percorribile, che ci ha permesso di inoltrarci fra i monoliti e le bizzarre conformazioni rocciose della valle.
E proprio di questo percorso vi voglio parlare ora!

I tre monoliti di sabbia rossa che si stagliano sull’orizzonte della Monument Valley sono ormai diventati un simbolo: è il primo meraviglioso panorama che si coglie già dal visitor center. Questa coppia di alture è nota come The mittens ( i Guanti): il Guanto di sinistra è in Arizona, quello di destra , a 3 chilometri di distanza è nello Utah; fra loro si staglia una vetta che completa il trio che al tramonto si illumina di rosso scintillante.

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Da qui è un susseguirsi di sorprese: una delle tante gigantesche e bizzarre conformazioni rocciose di questo parco è stata nominata Elephant Butte per la sua presunta somiglianza con un elefante; e poi le Tre sorelle, tre sottili pinnacoli piuttosto caratteristici che si distinguono fra i ben più spessi e tozzi monoliti del panorama circostante.

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Il cuore del parco è però è il John Ford’s Point :è una zona altamente panoramica ed è dedicata al regista che ha immortalato la Monument Valley come lo scenario hollywoodiano simbolo del Far West.

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Luogo davvero magico ed evocativo….Il ricordo più bello? L’alba del giorno dopo.

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“Oh grande spirito, la cui voce sento nei venti e il cui respiro dà vita a tutto il mondo, ascoltami!

Vengo davanti a te, uno dei tuoi tanti figli. 
Sono piccolo e debole, ho bisogno della tua forza e della tua saggezza.


Lasciami camminare nelle cose belle, e fa che i miei occhi ammirino il tramonto rosso e oro.


Fa che le mie mani rispettino tutto ciò che hai creato, e le mie orecchie siano acute nell’udire la tua voce.


Fammi saggio, così che io riconosca le cose che hai insegnato al mio popolo, le lezioni che hai nascosto in ogni foglia, in ogni roccia.


Cerco forza, non per essere superiore ai miei fratelli me per essere abile a combattere il mio più grande nemico: me stesso!

Fa che io sia sempre pronto a venire con te, con mani pulite e occhi dritti,

così che quando la mia vita svanirà come luce al tramonto, il mio spirito possa venire a te senza vergogna.”

Preghiera Navajo

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