Portland: una città da scoprire

TU CHE SEI IN VIAGGIO

(Antonio Machado)

Strabilianti viaggiatori! Quali nobili storie

leggiamo nei vostri occhi profondi come il mare!

Mostrateci gli scrigni delle vostre ricche memorie,

quei magnifici gioielli fatti di stelle e di etere.

Vogliamo navigare senza vapore e senza vele!

Per distrarci dal tedio delle nostre prigioni,

fate scorrere sui nostri spiriti, tesi come tele,

i vostri ricordi incorniciati d’orizzonti.

Diteci, che avete visto?

Charles Baudelaire

Era il 1845. Furono dei cacciatori di pellicce del New England a fondare Portland, in Oregon. Curiosamente, il nome venne deciso col lancio di una moneta: la scelta era fra Boston, dalla quale proveniva Asa Lovejoy, e Portland, città di Francis W. Pettygrove, nel Maine.

Inutile dire che vinse il secondo. 

Già…il Maine. Era l’estate del 2019 quando lo attraversai ed ebbi la possibilità di visitare, appunto, la “sua” Portland che mi aveva affascinato parecchio. Ero ignara, come tutti, di quanto sarebbe accaduto dopo pochi mesi e del fatto che viaggiare sarebbe diventato difficile, anche impossibile, per due anni.

E così, nel progettare questo nuovo viaggio on the road, mi è sembrato simbolico ripartire da un’altra Portland: la fine e l’inizio che si danno la staffetta. 

“A Portland chiunque vive come minimo tre vite” ( Katherine Dunn).

Dunn, scrittrice vissuta a Portland per molti anni, esprime con questa frase l’essenza di Portland e cioè il continuo mutamento della città che da “ città delle rose” è diventata “ città dei libri” in poco meno di 50 anni.

Il roseto di cui si parla è molto famoso negli Stati Uniti: infatti questo giardino è uno dei luoghi più amati e i più famosi di Portland. Fu creato nel 1917, dopo che molte donne decisero di esporre le loro rose per farle vedere ai vicini e in seguito, anno dopo anno, divenne una distesa molto vasta tanto che Portland venne chiamata “La Città delle Rose”. All’interno del parco ci sono diversi giardini, tra cui il giardino delle rose in miniatura e il giardino di Shakespeare. Dal parco si vede tutta la città di Portland (comunque questo caldo allucinante, 39 gradi in una cittá che al massimo d’estate da sempre arriva a 25 gradi, 26, ha dato il colpo di grazia al roseto…erano di più i petali a terra che quelli sulle corolle🙄)Eccomi qua: una rosa tra le rose!🤣

“Città dei libri” invece è un appellativo che deriva dal fatto che ( pare) in città chiunque abbia a che fare con i libri e la lettura dopo l’apertura, negli anni ‘50, di una libreria indipendente, la Powell’s City of Books, che fece un successo enorme e in pochi anni aprì 6 diverse sedi in città. Dunque città di scrittori, lettori e librai. Potevo non dedicare un pomeriggio a questo tesoro??? no!! Anche se devo ammettere che queste sono le situazioni che mi mandano in tilt, perchè essendoci troppo cose che voglio vedere, non riesco a scegliere, perdo la concentrazione, non so da dove iniziare e così…arrivo al fatidico momento in cui mio marito esclama “ Adesso però basta: siamo qui dentro da 3 ore!!!”…ed a me sembra di non aver ancora cominciato ad esplorare.

A malincuore usciamo dalla libreria e per tirarmi su e terminare la giornata con una nota di dolcezza andiamo in un posto considerato molto cool: non puoi andartene da Portland, infatti, senza aver assaggiato un ghost donuts della pasticceria Voodoo Doughnut : buonino e tanto carino! Ma che coda!!!

E poi il fiume, le luci, i graffiti, lo street food, e tanto altro …

Sono contenta di aver cominciato il nostro viaggio da questa città: Portland una città smart e slow, dove si respira accettazione e unicità…una piccola San Francisco…in effetti è difficile definirla con un aggettivo: vivace, multietnica, idealista, liberal, spregiudicata… Forse il termine giusto è emergente: una città in perenne movimento alla ricerca di una sua identità, tra hippy, intellettuali, homeless e nerd.

Un Oregon da vedere e, ancora di più, da vivere.