Washington dista solo 370 chilometri da New York, eppure la sensazione che si prova camminando per i suoi viali è quella di esserne lontani anni luce:
è una città che sfugge allo stereotipo della metropoli americana con grattacieli che pullulano di impiegati indaffarati, sobborghi con case allineate, giardini aperti, autostrade a otto corsie per ogni senso di marcia…
In realtà, nonostante il marmo bianco luccicante dei principali edifici della capitale federale, l’atmosfera che vi si respira è sorprendentemente amichevole. Ricordo infatti che, dopo aver trascorso alcuni giorni a New York, avevo vissuto i tre giorni di permanenza a Washington come una vacanza nella vacanza!
Questo perché New York è sì una città magica, ma anche molto impegnativa e frenetica. Nella capitale americana, invece, è stato possibile concedersi rilassate passeggiate alla scoperta di moltissimi edifici monumentali e interessanti scorci cittadini.
Così, per la nostra intera permanenza in città, l’auto è stata bandita: abbiamo girovagato a piedi, oppure utilizzando i mezzi pubblici, molto efficienti e moderni.
L’aspetto che colpisce immediatamente è la mancanza di grattacieli : ci hanno spiegato che l’altezza massima degli edifici, infatti, è stata fissata con una legge del 1910, tuttora in vigore, e questo rende impossibile la costruzione di palazzi molto alti, dall’indubbio effetto scenico ma sicuramente male inseriti nel contesto urbanistico della città.
Il nucleo più antico è il sobborgo di Georgetown, fondato nel 1751. Adagiato in maniera scenografica sul fiume Potomac, sembra ancora un angolo di Inghilterra settecentesca: vie strette e silenziose, antiche dimore borghesi dei coloni inglesi, piccole case di legno, dipinte in colori tenui. Passeggiando per questo quartiere ricordo di aver quasi dimenticato di trovarmi in America: niente centri commerciali “mostro”, niente fast food, nessun indizio di stravaganza americana,…un angolo British indubbiamente molto caratteristico
Quando, però, da casa pensavo a Washington sicuramente ciò che avevo in mente era altro. La mia meta era quella immensa distesa verde punteggiata da edifici bianchi che richiama alla mente la storia dell’indipendenza americana: sto parlando del National Mall, vero polmone verde della città, dove si concentrano tutti i principali motivi di attrazione della città.
La nostra visita è iniziata dalla zona collinare a nord del National Mall dove sorge il Capitol, cioè il Campidoglio. In realtà, pur rendendoci conto dell’importanza dell’edificio, dove si riuniscono il Congresso e il Parlamento americano, non abbiamo avuto il tempo di visitare anche gli interni poiché abbiamo preferito entrare nell’edificio accanto che ospita la Library of Congress, la più grande biblioteca del mondo. L’interno è sicuramente stupefacente per il tentativo di imitare lo stile barocco con decorazioni neoclassiche, ma ancora più grandiosa è la sala di lettura, la Main Reading Room, in cui sono assiepati 29 milioni di volumi!! Non avevo mai visto così tanti libri tutti insieme nella mia vita! Quasi spiazzante…
Da lì abbiamo iniziato la discesa verso la zona dei Musei della Smithsonian Institution: il numero dei musei presenti in questa zona è impressionante, ma la cosa più “strana”, almeno per i nostri parametri, è che si tratta di musei a ingresso gratuito. Questo perché il magnate che decise di regalare il patrimonio necessario per questo progetto, voleva perseguire l’obiettivo di diffondere la cultura e la conoscenza in maniera libera da ogni condizionamento.
Visitare tutti quei musei sarebbe stato improponibile per noi, dato il poco tempo a disposizione, pertanto ci siamo concentrati su quelli che rispondevano maggiormente ai nostri interessi. Il primo visitato è stato il National Museum of Natural History che custodisce impressionanti scheletri di dinosauro e una meravigliosa collezione archeologico-antropologica ( …per la verità la scelta del museo è stata anche un po’ “pilotata” dal fatto che volevo assolutamente vedere il diamante blu “Hope” da 45 carati…:-). Successivamente abbiamo visitato lo US Holocaust Memorial Museum, che per me era una visita irrinunciabile. E’ sicuramente una triste testimonianza della malvagità umana : il percorso principale di visita inizia con la consegna a ciascun visitatore della carta di identità di una vittima dello Shoah portando in questo modo la riflessione sul dolore a livello anche individuale. Esperienza toccante…non ho scattato fotografie…il rispetto per tutte quelle vittime mi pare dovuto.
E poi, passando accanto al Washington monument, imponente obelisco di 170 metri, finalmente, siamo arrivati alla meta principale del mio “pellegrinaggio”: affacciato su un lungo specchio d’acqua ecco il Lincoln Memorial.
Probabilmente nessun simbolo incarna meglio di questo luogo l’ideale nazionale dei grandi raduni di massa volti a produrre cambiamenti radicali: Martin Luther King nel 1963 pronunciò proprio qui il discorso “I have a dream”, al termine di una marcia per i diritti civili; in esso esprimeva la speranza che un giorno la popolazione di colore avrebbe goduto degli stessi diritti dei bianchi.
Questo discorso è sicuramente uno dei più famosi del ventesimo secolo, ed è diventato simbolo della lotta contro il razzismo negli USA. Uno dei discorsi che hanno segnato la mia formazione. Consiglio la visione del filmato originale, davvero toccante.
Sono tantissimi i monumenti che puntellano il National Mall, da quelli grandiosi fino a quelli più riservati, quasi nascosti nel verde degli alberi come il Vietnam Memorial: eretti a imperitura memoria delle glorie nazionali, questi monumenti considerati quasi come luoghi di culto dagli americani che vi si recano in pellegrinaggio in rispettoso silenzio, aggiungono un aurea di solennità alla zona, soprattutto quando la sera sono illuminati con luci tenui che invitano alla riflessione.
E la Casa Bianca?…che dire….é bianca! 🙂
Scherzi a parte, non ho molto da aggiungere poiché non abbiamo partecipato al tour guidato che consente di entrare nelle zone accessibili al pubblico, pertanto abbiamo solo ammirato la costruzione dall’esterno.
Aggiungo che non ho un bellissimo ricordo di questa zona perché la sera stessa, decisi a scattare qualche fotografia con l’illuminazione notturna, siamo ritornati davanti ai cancelli della Casa Bianca e dopo nemmeno 5 minuti …ci si è riversato addosso un temporale di tipo tropicale!!!! Lampi, tuoni, acqua a catinelle e noi…lontani almeno un chilometro da un possibile riparo, circondati da alberi attira-fulmini,…Morivo di paura ( lo ammetto sono un po’ fifona)…Quando siamo arrivati al nostro hotel…ha smesso di piovere..!!!!
So che non ha senso collegare un mezzo nubifragio con la Casa Bianca ma…penso, di averlo già detto, i meccanismi della memoria e del ricordo sono molto, ma molto strani!.. 🙂