C’è una città negli Stati Uniti d’America che davvero non potevo non visitare poiché la sua fama a livello internazionale è legata principalmente a due aspetti molto affascinanti per me: il primo è di natura storica, il secondo artistico-cinematografico.
Si tratta di Philadelphia. Così, dopo aver lasciato Washington,abbiamo percorso i 100 chilometri che ci separavano da questa questa città che è una delle più antiche degli Stati Uniti.
Philadelphia (il nome viene dal greco e significa “città dell’amore fraterno”) , chiamata “Philly” dai suoi abitanti, negli ideali di William Penn,il quacchero + che la fondò nel 1682, doveva infatti garantire la pacifica convivenza tra popoli di razze e religioni diverse. In effetti la città ebbe davvero un ruolo importante nella storia americana: è stata la città dove fu dichiarata l’Indipendenza degli Stati Uniti d’America nel 1776 e dove venne in seguito redatta la Costituzione.
Noi abbiamo iniziato la nostra visita proprio dal cuore della città, la City Hall, l’edificio più alto del mondo realizzato in marmo. La City Hall è il simbolo di Philly, con la statua di bronzo di 27 tonnellate che raffigura Penn sulla cima. Proprio diripetto al municipio, si trova un vecchio tempio massonico: qui si tenne la prima runione di massoni nelle colonie nel 1732. Oggi è un museo con reperti storici di personaggi che hanno fatto l’America come George Washington, Andrew Jackson e Benjamin Franklin.
A breve distanza da lì l’ Indipendence Hall. Costruita tra il 1732 e il 1756, è il luogo dove venne firmata il 4 luglio 1776 la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti. Qui venne redatta la Costituzione Americana e nelle aule venne ospitato il primo parlamento Usa. Sul lato opposto della Indipendence Hall si trova l’Old City Hall che fu teatro della prima corte Usa, la Corte Suprema. Davanti, nell’Indipendence National Historical Park, detto anche il chilometro quadrato più storico d’America, c’è l’imperdibile Liberty Bell.
La campana venne fusa da una Fonderia di Whitechapel a Londra nel 1751, per celebrare l’anniversario della Carta dei Privilegi, redatta da William Penn. Una volta arrivata negli Stati Uniti, si scoprì una crepa e la campana fu di nuovo fusa. Posta in cima alla State House, come si chiamava ai tempi l’Indipendence Hall, faceva sentire i rintocchi in occasione dei maggiori avvenimenti pubblici: ad esempio chiamò i cittadini a raccolta per la prima lettura pubblica della Dichiarazione d’Indipendenza. L’ultima volta la campana ha suonato per il compleanno di George Washingston nel 1846, ma è rimasta il simbolo della libertà e dell’indipendenza per tutti gli americani.
C’ è un altro edificio di una certa rilevanza : si tratta di Carpenter’s Hall che ospitò il primo Congresso Continentale che stipulò la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e che durante la Guerra d’Indipendenza americana divenne un ospedale. Ora è un museo dedicato al periodo coloniale.
E non dimentichiamo il museo dedicato alla Costituzione!! L’unico in tutto il suolo americano, chiamato National Constitution Center.
Ricordo che, nonostante fosse il mese di luglio, la giornata era piuttosto grigia e fresca, e mentre osservavo questi edifici e ascoltavo la guida raccontare gli eventi della Rivoluzione Americana, forse complice la giornata grigia e la visibilità leggermente offuscata, mi pareva quasi di intravedere questi uomini determinati nel farsi condurre dai loro ideali, pronti a tutto pur di vedere riconosciuti i loro diritti.
Ho come sentito intorno a me il profumo della Storia e ne sono rimasta affascinata.
Finite le visite ai monumenti, ci siamo persi nelle stradine che delimitano la zona. Qui ci sono le case costruite quando gli Usa non erano ancora nati, il primo ufficio postale, molti spazi verdi con alberi e panchine dove ammirare gli scoiattoli, viuzze eleganti rimaste inchiodate in un’altra epoca.
Fin qui ho parlato del primo aspetto che mi ha indotto a visitare la città.
Per quanto riguarda l’altro aspetto, che la rende nota, mi riferisco al fatto che Philadelphia è una delle città più amate per girare film e telefilm. I suoi monumenti, le sue strade, le sue piazze sono diventate familiari allo spettatore proprio per averle viste in centinaia di pellicole. Philadelphia ha legato il suo nome ad uno dei film più premiati di sempre, “Philadelphia” appunto, con Tom Hanks e con l’ Oscar alla colonna sonora con la canzone di Bruce Springsteen; ma anche tutta la serie dei film Rocky con Sylvester Stallone sono ambientati qui. E l’elenco comprende poi altre pellicole di successo, come Il Sesto senso, Blow Out, L’esercito delle 12 scimmie e Il mistero dei Templari …e molti altri
Ma l’immagine di Philly è tutt’uno con quella di Rocky: visitando il Philadelphia Museum of Arts e salendo la scalinata enorme è impossibile non richiamare alla mente l’immagine del pugile e della sua corsa che arrivava proprio al vasto spiazzo in cima. A ricordo di Rocky, c’è una statua ai margini dello scalone, giusto per ribadire il concetto che Philadelphia è una città tollerante e aperta a tutto!!!
È proprio il Museo una delle tante attrattive culturali e artistiche della città: la struttura stessa del museo è un esempio dell’architettura di Philadelphia, è ispirato alla Grecia classica, e da lassù si ha il privilegio di avere una delle più belle panoramiche di Philly: l’occhio si perde sulla grande via dedicata all’illustre cittadino Benjamin Franklin e arriva fino al cuore della città, quello legato alla Storia degli Stati Uniti.
Non basta una giornata per visitarlo tutto con le tantissime sezioni, ha la collezione importante di Impressionisti, mentre intere ali sono destinate ai manufatti di India, Giappone e Cina. Tra Monet, Cezanne, Beato Angelico, Botticelli, …non mancano le mostre temporanee dedicate ai più grandi artisti del mondo:quando siamo andati noi era dedicata a Renoir.
In conclusione: sono tanti i motivi per cui vale la pena di visitare Filadelfia: è una città multietnica, definita dal Washington Post una delle 10 città più richieste per i congressi multietnici, è un centro tecnologicamente all’avanguardia, attivo nel settore dell’alta tecnologia, medico e scientifico. Ma soprattutto…si respira la storia dei diritti umani e civili.
Lascio i link una sequenza molto forte del film e la meravigliosa colonna sonora di Bruce Springsteen
Costituzione, Dichiarazione d’Indipendenza, Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, che eredità immensa!!! Da difendere, sempre.
Scavando
Tra il mio indice e il pollice sta la penna,
salda come una rivoltella.
Sotto la finestra, un rumore graffiante all’affondare della vanga nel terreno ghiaioso:
è mio padre che scava. Guardo da basso,
Finché la sua schiena china tra le
aiuole, si risolleva venti anni indietro,
piegandosi a ritmo attraverso i solchi di patate che interrava.
Il rozzo scarpone accoccolato sulla staffa,
il manico contro l’interno del ginocchio sollevato con fermezza,
sradicava le alte cime, infossando a fondo l’orlo lucente
per spargere le patate nuove che noi raccoglievamo
amandone la fresca la durezza tra le mani.
Sapeva bene come usare una vanga, per Dio.
Proprio come il suo vecchio.
Mio nonno tagliava più torba in una giornata
di chiunque altro uomo alla torbiera di Toner.
Una volta gli portai del latte in una bottiglia
turata alla men peggio con un pezzo di carta.
Si raddrizzò per berne e subito riprese
a tagliare e intaccare nettamente,
spalando pesanti zolle, gettandosele alle spalle, andando sempre più a fondo
in cerca di buona torba. Scavando.
Il freddo aroma d’ amido nel terriccio, il risucchio
e lo schiaffo della torba umida, i tagli netti della lama
nelle radici vive, mi risvegliano la memoria.
Ma non ho una vanga per imitare uomini come loro.
Tra il mio indice e pollice
sta salda la penna.
Scaverò con quella.
(Séamus Heaney, poeta irlandese, premio Nobel per la letteratura nel 1995 )