AUSTIN

L’ultima tappa del nostro on the road in Texas è proprio la sua capitale, Austin, fondata nel 1839 sulle rive del Colorado River.

Il percorso che ci porta verso la città, viene interrotto da un imprevisto: ad un certo punto vediamo un susseguirsi  di pannelli pubblicitari raffiguranti delle immense … fragole!

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E più avanti ancora, all’uscita dalla freeway per il paese di Poteet, troviamo un pupazzo fragola di dimensioni notevoli che ci saluta.A questo punto, dobbiamo fermarci! E in un attimo capiamo: Poteet è il paese dove viene raccolta la più alta percentuale di fragole di tutto lo Stato e per celebrarlo sono state edificate diverse “fragol-sculture”: la più grande è alta oltre 2 metri, si trova di fronte al Poteet Volunteer Fire Department e pesa oltre 700 kg

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E così abbiamo visto anche questa !!! :-0

Ripartiamo e in poco meno di un’ora arriviamo ad Austin: nonostante l’immensa periferia della città riusciamo ad arrivare nel centro città abbastanza velocemente anche se la zona che può essere percorsa a piedi si riduce a pochi isolati,;  oltre solo un susseguirsi di arterie stradali molto grandi e trafficate.

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Avevo programmato la visita ad Austin sostanzialmente per tre motivi.

Il primo: la visita a The University of Texas. Venne fondata nel 1883 ha superato i 50.000 iscritti ed è diventata il primo istituto del Texas e una delle più grandi e importanti università degli Stati Uniti.
Ci aggiriamo nell’immenso parco che la circonda: come ogni college americano è simile a una piccola città all’interno di una metropoli, dove il visitatore può passeggiare per il campus e fermarsi a mangiare in uno dei vari locali posti all’interno.

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E’ situata nella zona centrale di Austin, su una collina e pertanto da qui si riesce a vedere la seconda tappa della nostra visita: Lo State Capitol del Texas, cioè la sede governativa dello stato. Per arrivarci occorre riprendere l’auto, impazzire per un parcheggio e farsi comunque due miglia a piedi!
Comunque arrivati lì devo dire che non sono rimasta delusa.
È un edificio molto imponente che fu progettato nel 1881 e infine completato nel 1888 da Reuben Lindsay Walker.
È possibile accedervi e ottenere brochure informative (anche in italiano) oppure prenotare un tour guidato. Inoltre è davvero un piacere passeggiare e rilassarsi nell’immenso parco che lo circonda, ben tenuto e decorato con monumenti che  celebrano la storia del Texas.

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E’ già pomeriggio inoltrato e quindi decidiamo di avviarci verso la famosa Sixth Street, una lunga via di bar e negozi che la sera si anima con musica dal vivo. Austin, infatti, si è auto proclamata “Capitale Mondiale della Musica” grazie ad un’infinita gamma di stili – blues, country, jazz, reggae, swing e tanti altri – che vengono suonati in ogni quartiere ed in ogni via della città ma in particolare lungo la 6th Street .Qui iniziamo a capire come mai il motto di Austin sia “Keep Austin Weird” ( lasciate a Austin la sua stranezza): in effetti al calar della sera si vedono in giro molte persone direi “originali”…

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Non abbiamo tempo, però, di goderci questa tranquillità perché il terzo motivo della visita non aspetta di certo noi!!!
Eh sì…perchè prima che il sole tramonti definitivamente , dando retta alle persone del luogo, andiamo a piedi del Congress Avenue Bridge per osservare un milione e mezzo di pipistrelli (!!!!) che, con l’arrivo delle tenebre, escono dai loro nascondigli posti proprio sotto le arcate di questo ponte. Lo spettacolo pare inizi dalla fine di marzo e duri fino a novembre, prima della migrazione.
E così arriviamo lì, vediamo gente sul ponte, persone sedute sul prato sotto al ponte, barche e battelli fermi lì vicino sul Colorado River,…tutti ad aspettare.

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Sono le 20,45. Ci mettiamo anche noi sul ponte e aspettiamo…intanto scatto qualche foto.
Le 21,00. Stiamo sempre aspettando…non so più cosa fotografare.
Le 21.15. Accidenti…ma a me pare che il sole sia tramontato ormai…mal di piedi…sono in giro da questa mattina…
21.30. Se qualcuno mi avesse detto che avrei aspettato per un’ora un’orda di pipistrelli, avrebbe beccato del fuori di testa!! Manco un’ala sbeccata di volatile si è ancora vista!
21.40. Ehi….fermi…ma dove andate… E i pipistrelli??? Ma non si fa così!!!!!!

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Le persone lì assiepate iniziano ad andarsene e noi capiamo che per questa sera niente spettacolo “pipistrellare”… Un passante, mosso a pietà dalla mia espressione delusa, ci spiega che a volte accade per varie ragioni… Domani sarà la volta buona!

Domani? DOMANI????????????
A parte che io domani che col piffero vengo qui di nuovo a farmi prendere per il naso dai pipistrelli ( detto fra noi, secondo me mi hanno riconosciuta “Eccola quella a cui abbiamo sempre fatto ribrezzo e adesso vuol venire qui a fotografarci…maramao!”) e poi…domani sera  l’aereo per la California ci aspetta!

Pazienza. Gli imprevisti fanno parte del viaggio! Alla prossima.

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Batman, Robin, andiamo!! 🙂

MEMORIES: THE GRAND CANYON

Da Las Vegas la strada per il Gran Canyon è molto lunga, ma sicuramente non si può dire che sia monotona: il panorama muta in continuazione, dal deserto, si passa a zone di montagna dai colori più svariati e poi a tratti boschivi …e lentamente, senza quasi accorgersi si sale verso l’altopiano che permetterà la vista del Grand Canyon. Si arriva a quasi a 2000 metri….infatti nella zona adiacente ci sono zone boschive ricche di fauna. Ecco l’ incontro che abbiamo fatto appena arrivati!!

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Siamo giunti al North Rim , il versante che permette le vedute più suggestive della zona poco prima del tramonto. Ero molto ansiosa di vedere il Grand Canyon: avevo letto molto sull’argomento e visto così tante fotografie che le mie aspettative erano altissime. Ma….

Non c’è nulla che possa prepararti al Grand Canyon! Non importa quanto si abbia letto sull’argomento o quante immagini si siano viste.
La visione è sempre mozzafiato.
La mente sembra quasi incapace di concepire uno spettacolo di questa portata, semplicemente si soccombe e per lunghi istanti ci si sente una nullità, si rimane senza parole e senza fiato e si prova solo un inenarrabile sgomento davanti a un spettacolo così immenso, meraviglioso e silenzioso.
Ricordo di essermi avvicinata al punto di osservazione con circospezione, come quando si tergiversa di fronte alla possibilità di scoprire una verità che tic potrebbe rendere incredibilmente felici o potrebbe farci soffrire molto.

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La gioia è stata immensa.

Mi sono trovata davanti a un abisso spaventoso: una distesa infinita di forme bizzarre e colori, di luci abbaglianti del deserto e ombre impenetrabili, di promontori spogli e pinnacoli d’arenaria svettanti e impossibili da scalare. Così impassibile e remoto non può deludere, ma al tempo stesso ti fa sentire annientato.

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In effetti le proporzioni del Grand Canyon sono oltre l’umana comprensione: misura un chilometro di profondità, 10 di larghezza e 130 di lunghezza. Dentro ci starebbe l’intera Manhattan!!

Una delle cose che mi ha colpito è il silenzio: il Grand Canyon inghiotte i rumori. Regna un incombente senso di spazio e di vuoto: là in mezzo non succede nulla. Giù, giù in fondo al Canyon scorre il fiume che l’ha scavato: il Colorado River. Seppure sia largo un centinaio di metri, dall’alto appare sottile e insignificante…tutto è rimpicciolito da questa immensa voragine. Quasi due miliardi di anni della storia della Terra sono emersi alla luce grazie all’azione del Colorado e dei suoi affluenti, che in milioni di anni hanno eroso strato dopo strato di sedimenti, e grazie al sollevamento del Colorado Plateau.

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Non si può descrivere questo miracolo della natura. E’ l’unico posto che io abbia visto dove fare fotografie non serve davvero a niente : la sensazione che hsi prova quando si guarda nel canyon non può essere immortalata; si rimane a guardare e pensi di essere su un altro pianeta. Semplicemente una meraviglia infinita… e capisci che l’uomo può “costruire” ma solo la natura CREA.

È stato uno spettacolo incredibile.. Si tratta dello scenario più meraviglioso che io abbia mai visto.
Se andate negli Stati Uniti, non perdetevi questa miracolo della natura che vi rimarrà dentro per tutta la vita.

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La fiera dei miracoli

Un miracolo comune:
l’accadere di molti miracoli comuni.

Un miracolo normale:
l’abbaiare di cani invisibili
nel silenzio della notte.
Un miracolo fra tanti:
una piccola nuvola svolazzante,
che riesce a nascondere una grande pesante luna.
Più miracoli in uno:
un ontano riflesso sull’acqua
e che sia girato da destra a sinistra,
e che cresca con la chioma in giù,
e non raggiunga affatto il fondo
benché l’acqua sia poco profonda.
Un miracolo all’ordine del giorno:
venti abbastanza deboli e moderati,
impetuosi durante le tempeste.
Un miracolo alla buona:
le mucche sono mucche.
Un altro non peggiore:
proprio questo frutteto
proprio da questo nocciolo.
Un miracolo senza frac nero e cilindro:
bianchi colombi che si alzano in volo.
Un miracolo – e come chiamarlo altrimenti:
oggi il sole è sorto alle 3,14
e tramonterà alle 20.01
Un miracolo che non stupisce quanto dovrebbe:
la mano ha in verità meno di sei dita,
però più di quattro.
Un miracolo, basta guardarsi intorno:
il mondo onnipresente.
Un miracolo supplementare, come ogni cosa:
l’inimmaginabile
è immaginabile.
Wislawa Szymborska

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