martedì 2 settembre, Cremona
E poi si ritorna a casa. E di tutta la bellezza di cui ho potuto godere non rimane che una nuvola di ricordi e un file di fotografie.
Già, le fotografie…quante ne ho scattate…
Come se in questo modo riuscissi a placare un poco il desiderio di impossessarmi di una minima parte della bellezza che ho avuto davanti agli occhi e potessi portarla via con me.
Come se scattando una fotografia potessi afferrare uno scampolo di quel “sublime” che sto vedendo e vivendo e potessi così dargli maggior spazio nella mia vita.
Fotografie per placare un poco l’ansia e la paura di perdere per sempre una scena preziosa…che illusione!
In realtà, talvolta, mi è successo proprio il contrario: nella volontà di portare con me traccia di una visione, scattando fotografie su fotografie, ho perso parte del presente, ho rinunciato a quello sforzo di notare gli elementi e i particolari di quella visione.
Perché la bellezza di certi luoghi spesso non colpisce solo per motivi di ordine estetico… bei colori, ottima simmetria, adeguate proporzioni,… spesso è l’emotività che fa da guida per andare oltre al vedere, per arrivare quasi a respirare un luogo, a sentirlo, a goderne intensamente fino ad avere l’ingannevole impressione di possederlo.
In fondo per vedere un po’ di bellezza è sufficiente aprire i sensi e il cuore, ma ho scoperto che perché la durata di questa bellezza permanga nel ricordo mi occorre di più: occorre amare quel luogo accarezzandolo con lo sguardo, dolcemente, cercare di comprenderlo con curiosità e avidità, e poi romanticamente innamorarsene e soffrirne, infine, l’abbandono.
E niente più di questo potrà restituirmi un ricordo vero.
…e così, con gli occhi chiusi, vedo…
Vedo il bianco deserto, sento il silenzio assordante, percepisco il calore amico del sole sulla pelle, ascolto il cuore rasserenarsi, e la mente rigenerarsi. E so di essere pronta per andare avanti..
“Mi è sempre piaciuto il deserto.
Ci si siede su una duna di sabbia.
Non si vede nulla.
Non si sente nulla.
E tuttavia qualche cosa risplende nel silenzio.”
Antoine de Saint-Exupery