INDIAN MARKET

22 agosto, Santa Fe

A Santa Fe, più che in altre zone del sud-ovest americano, ho avvertito in modo tangibile la presenza dei nativi americani, quelli che spesso vengono definiti “pellerossa”.
Questi territori erano di loro proprietà una volta…oggi ci vivono quasi da “stranieri”…perchè?

L’immagine ingenua dei pellerossa include voluminosi copricapi di piume variopinte, scorribande attraverso grandi praterie incontaminate, buffe casette coniche, spirali di fumo che si levano alte nel cielo….

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Sono gli “Indiani d’America”, per la storica svista di Cristoforo Colombo: personalmente li ho conosciuti attraverso i filtri più o meno lusinghieri dei film, responsabili di molti cliché fioriti attorno a questo popolo.

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Ma cosa è accaduto dopo che i riflettori sulle storie del Far West si sono spenti? Che fine hanno fatto i famosi pellerossa, dove vivono e come? Ho letto molto su questo popolo prima di partire, ma attraversare proprio i territori che una volta erano dominio incondizionato dei pellerossa, mi è servito per rendermi conto di come effettivamente viva oggi questa popolazione.

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Dei circa 80 milioni del XVI secolo oggi ne restano solo 4: un terzo abita ormai nelle città, ma a ospitare la maggior parte dei nativi sono le riserve dove alti tassi di povertà, di criminalità e di disoccupazione – che colpisce quasi la metà di questa gente – indicano una situazione problematica aggravata dalle difficoltà di integrazione con il resto della società.

La maggior parte di loro conduce una vita molto misera e semplice: sono molto orgogliosi delle loro tradizioni e del patrimonio delle tribù, tuttavia capiscono anche che i loro standard di vita devono essere migliorati. Così, senza rinunciare al loro patrimonio culturale , si sono organizzati in consigli per collaborare con il governo federale per creare nel corso degli anni dei programmi di educazione, dei servizi sanitari e di formazione professionale.

Oggi molti indiani, per guadagnatesi da vivere, promuovono l’arte indiana che , in effetti, sta vivendo una vera e propria rinascita.

Molti nativi, infatti, con tecniche tradizionali, hanno trovato nei mercati la possibilità di promuovere e tramandare le loro arti e mestieri, riscuotendo un enorme successo tra collezionisti e turisti.

A Santa Fe , come culmine di questa nuova opportunità di riscatto, ogni anno, in agosto, si tiene la fiera internazionale dei nativi americani: si tratta di un festival dell’arte e dell’artigianato pellerossa che richiama gente da ogni parte del mondo.
Si radunano qui rappresentanti di tutti i pueblo degli Stati Uniti ( Apaches, Sioux, Navajo,….) per promuovere in modi diversi la loro arte e la loro tradizione.

Ho avuto la fortuna di essere qui a Santa Fe proprio nel weekend dedicato a questo festival: un’esperienza unica!. Ovunque, suoni, profumi, voci, canti, musiche, riti; materiali naturali, preziosi, lavorati, grezzi, tessuti, bruciati, levigati; colori,sfumature, lucentezze, motivi, simbologie, disegni, graffiti,…La testa gira…E’ arte pura! Questo è null’altro! Le parole sono superflue: le immagini dicono tutto.

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Mi auguro che anche i nativi americani vivano questi momenti come una festa e anche come un piccolo riscatto per i torti subiti.
Speriamo davvero che si sia invertita la tendenza e che oggi gli indiani americani siano visti per quello che in realtà sono stati: figure storiche eroiche e romantiche che hanno combattuto, attraverso l’ abilità e il coraggio, le forze schiaccianti della popolazione bianca che invase i loro territori.
Dalle loro opre d’arte si comprende anche come essi rappresentino una spiritualità di sintonia gli uni con gli altri e con la natura: equilibrio e armonia sono concetti spesso ben radicati nello stile di vita indiano.

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Se pensiamo che viviamo in una società allarmata da danni ecologici e disastri ambientali ….lo stile di vita degli indiani, in sintonia con madre natura dovrebbe servire come modello per la sopravvivenza….

Mi sono innamorata di questa cultura imbevuta di rispetto e amore: ho iniziato a scoprire anche la loro poesia…E’ questo, forse, il dono più grande che ho ricevuto dal mio viaggio.

Vivi la tua vita in maniera tale che la paura della morte
non possa mai entrare nel tuo cuore. 
Non attaccare nessuno per la sua religione; 
rispetta le idee degli altri, e chiedi che essi rispettino le tue. 
Ama la tua vita, migliora la tua vita,
abbellisci le cose che essa ti da. 
Cerca di vivere a lungo
e di avere come scopo quello di servire il tuo popolo.
Prepara una nobile canzone di morte per il giorno
in cui ti incamminerai verso la grande separazione. 
Rivolgi sempre una parola od un saluto quando incontri un amico,
anche se straniero, in un posto solitario.
Mostra rispetto per tutte le persone e non umiliarti davanti a nessuno.
Quando ti svegli al mattino ringrazia per il cibo e per la gioia della vita.
Se non trovi nessun motivo per ringraziare,
la colpa giace solo in te stesso.
Non abusare di niente e di nessuno,
per farlo cambia le cose sagge in quelle sciocche
e priva lo spirito delle sue visioni.
Quando arriverà il tuo momento di morire,
non essere come quelli i cui cuori sono pieni di paura,
e quando arriverà il loro momento essi piangeranno 
e pregheranno per avere un ‘altro poco di tempo per vivere 
la loro vita in maniera diversa. 
Canta la tua canzone della morte
e muori come un eroe che sta tornando alla casa.”



Capo Tecumseh

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