22 agosto, Santa Fe
L’attraente Santa Fe in New Mexico è stata la tappa successiva del nostro itinerario. Ci arriviamo dopo un viaggio di circa 400 chilometri: durante il percorso di avvicinamento abbiamo incontrato paesi molto piccoli, con chiesette pittoresche, lunghi treni, con addirittura tre motrici per trainare quasi cento vagoni, e paesaggi talvolta così verdi che nemmeno sembrano appartenere al New Mexico.
il panorama che ci accoglie a Santa Fe è molto affascinante. Senza quasi accorgersene siamo saliti a 2000 metri: Santa Fe infatti è la capitale più alta e antica degli Stati Uniti e si trova in una posizione molto bella, proprio ai piedi delle Sangue de Cristo Mountain.
La città è nota per due elementi di spicco: l’arte e la cucina. Pare, infatti, che sia la città americana dove si mangia meglio, in particolare cibi di connotazione messicana, e dove si può avere un contatto ravvicinato con diverse forme d’arte.
Dagli inizi del ventesimo secolo, scrittori e artisti iniziarono a scoprire questa cittadina , a subirne il fascino, e a trasferirvisi. Queste terre erano state abitate da millenni daI nativi americani del Pueblo, che nel corso del tempo avevano subito l’invasione di conquistadores spagnoli, coloni montanari e militari statunitensi. L’arrivo di artisti europei e americani poteva rappresentare un’ulteriore ingerenza, mentre invece, così almeno pare, si è realizzata una convergenza fra culture proprio in nome dell’arte.
E così sono nati musei, gallerie d’arte e festival artistici di respiro internazionale che hanno reso famosa la città.
Devo dire che l’impressione è proprio quella di trovarsi in un paese diverso dall’America. Qui si respira aria di passato, di identità indiane radicate profondamente: ci sono moltissimi edifici in adobe ( è l’impasto di argilla, sabbia e paglia essiccata al sole, molto utilizzata qui, in passato ma anche ora, per costruire mattoni) e ovunque botteghe artigianali del Pueblo.
Apro una parentesi riguardo al termine Pueblo, poiché soltanto qui, grazie a una guida del museo indiano che abbiamo visitato, ne ho capito il vero significato.
Con il termine Pueblo si possono indicare sia una tipologia di villaggi realizzati dai popoli indigeni americani nelle attuali aree del Nuovo Messico e Arizona, sia il popolo pellerossa che li abitava.
Tutti questi popoli nativi si distinguevano nella tessitura su telai, nella produzione di vasi molto apprezzati e nella lavorazione della creta, graffiti e pitture rupestri con figure antropomorfe, cesti e canestri, statuette e maschere
Erano popolazioni pacifiche e laboriose, spesso prese di mira dei predoni Navajo e Apache. In caso di attacco essi si rifugiavano nei loro pueblo: tolte le scalette cercavano di bersagliare dall’alto i loro nemici ma spesso, data la loro indole poco feroce, gli assalitori riuscivano a saccheggiare parte del raccolto, uccidere diversi uomini e rapire donne e bambini da usare poi come schiavi. Attualmente ci sono 21 gruppi Pueblos fedelmente riconosciuti.
Alle porte di Santa Fe abbiamo visto il pueblo di Santo Domingo, specializzato nella lavorazione di gioielli in pietre dure.
Dopo la tappa al museo indiano, iniziamo la nostra visita dalla Plaza centrale che risale al 1610: qui nel 1675 furono impiccati tre indiani stregoni. Oggi in realtà è per lo più occupata da un parco e contornata dal portico del Palace of the Governor.
La via più caratteristica è sicuramente Canyon Road.
La pittura e la scultura di ispirazione pellerossa, mescolate al moderno sta portando la cultura dei nativi oltre il confine ed è ormai considerata un tesoro nazionale. Qui a Santa Fe questo connubio è ormai diventata la caratteristica principe della città: in Canyon Road sono numerosissimi i negozi e le gallerie d’arte che espongono questo tipo di opere nate dalla rivisitazione dell’arte antica. Le botteghe stesse sono opere d’arte!
La giornata volge al termine…rimandiamo a domani altri tesori di questo luogo magico.