18,19 agosto, Tucson
Tucson dista da Phoenix circa 160 km: la strada per arrivarci è ancora una volta la Interstate 10, la stessa che ci aveva portato in Arizona: più si procede verso sud-est e più il traffico si dirada. L’impressione è quella di allontanarsi da tutto e di perdersi lentamente nel deserto.
In realtà questa sensazione permane sino a circa 30 chilometri da Tucson perché, nell’avvicinarsi, il deserto viene lascia il posto a coltivazioni che nella periferia di Phoenix non avevamo visto.
A prima vista Tucson sembra una tranquilla cittadina del sud-ovest americano, come ce ne sono a centinaia: viali molti ampi, giardini curati, e,secondo una caratteristica delle città americane, si presenta con una enorme periferia senza un centro-città; anzi, il paradosso per noi europei, è che più ti avvicini al centro e più hai l’impressione di essere in periferia, e questo vale anche per città molto più grandi come Los Angeles.
Ma basta poco per rendersi conto che il luogo è tutt’altro che banale: in effetti, nella ricerca del nostro albergo, con il navigatore che per qualche minuto ci aveva “abbandonato”, abbiamo imboccato la Speedway, un’arteria principale, e in pochi minuti, dalla città, ci siamo ritrovati in pieno deserto!! Questo a dimostrazione che Tucson è un insediamento umano che si è ricavato un piccolo spazio in un territorio selvaggio e indomabile.
Al centro visitatori della città ci hanno dato molte informazioni… ma alcune di esse, devo dire, mi hanno lasciato un po’ perplessa..
Ci hanno detto che Tucson è una città particolare, dove la gente viene per una vacanza e poi non va più via. La popolazione così cresce continuamente. Pare, inoltre, che il tasso di mortalità e di malattia sia il più basso di tutti gli Stati Uniti e si attribuisce questo fenomeno al clima, il più salubre e temperato degli States.
La città è sorta attorno ad un centro che oggi corrisponde alla down-town, dove sorgeva l’antico villaggio principale del Popolo del Deserto che qui abitava. In quella zona, ed in un punto particolare, esiste una strana forma di energia, ma il fenomeno si estende anche a tutta la città
( come si dice per Sedona).
Dopo aver raccolto le informazioni riguardo a vari punti di interesse, essendo ormai pomeriggio, abbiamo deciso di lasciare la visita della città al giorno dopo.
Abbiamo optato,invece, per l’ escursione ad una missione appena fuori città.
La Missione di San Xavier del Bac viene considerata una delle più belle chiese degli Stati Uniti: è in stile spagnolo e si trova in una riserva indiana a poche miglia a sud di Tucson. Essendo isolata l’impatto all’arrivo è notevole: la missione si vede già in lontananza tutta bianca, anche per questo il suo soprannome è “Colomba Bianca”.
San Xavier Mission è stata fondata come una missione cattolica da Padre Eusebio Kino nel 1692. . La costruzione della chiesa attuale è iniziato nel 1783 e fu completata nel 1797. E’ la più antica struttura europea intatta in Arizona.
Anche l’interno della missione lascia a bocca aperta per la ricchezza delle decorazioni; bellissima la statua della Madonna e le sedute con gli schienali arrotondati. Annesso c’è anche un piccolo chiostro e alcuni altarini.
A lato della missione sorge una collinetta che porta in cima una croce bianca: nonostante il caldo soffocante siamo saliti per la via sterrata e abbiamo trovato una riproduzione della grotta di Lourdes affacciata su un panorama ampio e rasserenante: davvero un luogo magico.
Lasciamo questo luogo suggestivo per far ritorno in hotel e sul fare della sera, Tucson ci regala un tramonto di linee e colori incantevoli: delizia per gli occhi e per il cuore.
La mattina suggestiva l’ abbiamo dedicata alla visita del Saguaro National Park , un’ area naturale protetta a ovest di Tucson: il parco fa parte del Deserto di Sonora e prende il nome dal saguaro, un cactus gigante nativo di questa regione.
Seguendo la strada che dal centro visitatori si addentra nel parco per circa 2,5 km abbiamo raggiunto la Bayada loop drive, una strada sterrata e ripida che compie un giro di quasi 10 km attraverso una fitta foresta di saguaro: in alcuni punti si aprono viste viste panoramiche delle montagne e della foresta di saguaro. Davvero impressionante la concentrazione di questi cactus e la loro varietà nelle forme e anche nelle sfumature di colore. Nel parco vivono molte animali adattati a vivere in climi aridi e caldi come le lucertole cornute, il ratto canguro, l’orso nero e il cervo dalla coda bianca.Tuttavia, dato il clima torrido, non abbiamo potuto avvistare alcun animale poiché durante il giorno stanno nascosti. Nel parco sono presenti alcuni dei rettili più caratteristici del Nord America, in particolare 5 specie di serpenti a sonagli ( non ci tenevo poi così tanto a incontrarle…)
Nel pomeriggio abbiamo approfondito la conoscenza della downtown: la nostra visita della città è iniziata dal centro , il “Rio Nuevo” recentemente restaurato; lì vicino abbiamo visitato anche il santuario “ELtiradito “detto Wishing Shrine, cioè santuario dei desideri e la St Augustine Cathedral.
Molto carino è anche il quartiere universitario dell’ University of Arizona: è attraversato dalla Park Ave dove si affacciano molti negozi, caffè e ristoranti. Qui gli universitari sono chiamati “wildcats”!
Rimango sempre stupefatta dalla scelta degli arredi cittadini e dall’originalità di alcuni decori… è proprio vero che sui gusti non si discute! 🙂
Camminando per le vie in cerca di scorci particolari e di curiosità si arriva a percepire che Tucson è una cittadina davvero piacevole, molto “rilassata”, dove si respira un clima di….fatico a trovare il termine adatto…ma oserei dire di “gentilezza”. Un modo gentile di affrontare la vita, di accogliere gli stranieri, di lavorare, di divertirsi, all’insegna del rispetto dei tempi, dei ritmi e delle energie.
Difficile da spiegare …ma è quello che ho percepito.
Cosa ricorderò di Tucson? Gentilezza e disegni di nuvole.
Cose semplici.
Preziose?
p.s Un saluto anche da lui 🙂