Lunedì 29 luglio
Arriviamo al LACMA ( Los Angeles County Museum of Art ) nel tardo pomeriggio e l’edificio ci appare veramente maestoso illuminato da un sole che è leggermente velato dalle nuvole.
Il LACMA è il più grande museo enciclopedico degli Stati Uniti a ovest di Chicago, con quasi un milione di visitatori all’anno e più di 10.000 opere d’arte, che spaziano dalla preistoria all’arte contemporanea. Il museo organizza spesso esibizioni d’arte, conferenze, proiezioni e concerti.
Qui si trova un ricco “forziere” contenente dipinti, sculture e oggetti d’arte decorative di varie epoche e diversi generi.
Il primo impatto che abbiamo è con una installazione di public art, proprio sulla piazza accanto all’ingresso: si tratta di “Urban Light” dell’artista Chris Burden il quale, per l’occasione, ha riunito 202 lampioni d’epoca recuperati nelle strade della città. E’ molto particolare e anche ben inserita nel contesto, sicuramente l’effetto più grande lo deve fare di sera quando i lampioni vengono accesi.
Mentre ci avviciniamo al museo notiamo che all’esterno l’ intera struttura, escluso il volume centrale, è stata rivestita in travertino italiano, dopo la ristrutturazione curata da Renzo Piano.Ci avviamo verso l’ingresso principale che, scopriamo, si trova al terzo piano, ed è raggiungibile dai visitatori per mezzodì un ascensore vetrato interno di enormi dimensioni, che viene chiamato “sala mobile” : in effetti è veramente spazioso, con una capienza di 30 persone, e occupa il volume centrale dell’edificio. Noi, o meglio, io, non essendo amate di nessun tipo di ascensore, preferiamo salire attraverso scale esterne in acciaio, di colore rosso vivo, posizionate lungo le facciate est ed ovest dell’edificio.Ciò che comunque è sorprendente non è l’impiego del travertino ma l’accostamento con il rosso fuoco della scala mobile.
Realizzata in acciaio rosso, risale la facciata nord dell’edificio e conduce il pubblico all’entrata principale e alle gallerie del terzo piano: da qui si può ammirare il panorama della città e osservare l’elemento caratterizzante del progetto che è la trasparenza della copertura.
Questo tipo di illuminazione è veramente il punto chiave dell’idea di Renzo Piano: sua intenzione era di portare dentro luce naturale che accarezzasse con dolcezza le opere d’arte e per fare questo si sono dovuti usare accorgimenti particolari di schermatura per i raggi ultravioletti che potrebbero rovinare le opere.
La luminosità naturale e quasi ovattata è veramente un tocco di classe in più rispetto alla luce artificiale: fa riflettere su che componente importante sia la luce nella nostra vita, nell’elaborazione delle sensazioni, anche se raramente ce ne accorgiamo.
Tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d’ombra e di luce.
Lev Tolstoj, Anna Karenina, 1877
Le vastissime collezioni del LACMA sono divise in dipartimenti: arte moderna (tra gli artisti rappresentati Wassily Kandinsky, Paul Klee, Pablo Picasso e Camille Pissarro ), arte africana, arte mesopotamica, egizia, greca, romana e islamica.
Io mi sono soffermata su un paio di opere che mi hanno colpito:
“Sign” di Kandinsky e “The swinheard” di Gauguin
La raccolta di pittura, scultura e arti decorative europee abbraccia il periodo da XII al XX secolo mentre il dipartimento delle arti delle Americhe ospita le collezioni di arte indiana, cinese, coreana e di altri paesi asiatici, tra le più complete al mondo fuori dall’Asia.
Il padiglione di Arte Giapponese ospita collezioni di pezzi che spaziano dal 3000 a.c. ad oggi: abbiamo visto sculture buddiste e scintoiste, ceramiche, oggetto laccati, tessili, armature e la magnifica matrice in legno della stampa “ciliegi in fiore al Santuario Toshogu”
Molto interessante, proprio a fianco del LACMA, abbiamo notato il Page Museum.
E’ una struttura unica nel suo genere che raccoglie un gran numero di teschi e ossa rinvenuti presso i LA BREA TAR PITS, uno tra i più ricchi e famosi siti di fossili al mondo.Qui migliaia di creature dell’era glaciale trovarono la morte tra 40000 e 10000 anni fa nel petrolio greggio che emerse ribollendo dalle profondità della terra sotto l’attuale Wilshire Blvd.
Noi non abbiamo visitato il museo ma ci siamo limitati a passeggiare nel parco che è aperto al pubblico: qui la riproduzione di una famiglia di mammut a dimensioni naturali, , ne illustra il tragico destino, immersa nelle pozze di petrolio.
Questo sito è stato trovato durante i lavori del nuovo parcheggio sotterraneo del vicino LACMA: sono stati rinvenuti 16 depositi fossili e tra questi lo scheletro pressoché integro di un mammut adulto. I paleontologi del Page Museum hanno portato in salvo queste ossa, suddividendole in 23 blocchi fossili. Tuttora gli studiosi lavorano con strumenti a mano come scalpelli, martelli, spazzole per preservare e ripulire questo immane bottino.
Considerazioni personali:
Abbiamo avuto tante e diverse impressioni. Senz’altro bello l’edificio di Piano e interessante la collezione di arte contemporanea al suo interno.
Al contrario invece, alcune altre opere di arte contemporanea, personalmente mi hanno lasciato un po’ perplessa, tipo la pecora imbalsamata sotto formaldeide oppure la scala con incastrato dentro un salvagente a forma di coccodrillo di Jeff Koons…ma magari sono io che non riesco a coglierne il significato nascosto.
Molto bella e ricca anche la collezione di arte moderna.
Ormai il sole è calato e siamo pronti per tornare a casa, ma all’uscita abbiamo ancora un’ultima sorpresa ad attenderci: suggestivo ed originale lo spettacolo dei lampioni illuminati!
Le persone sono come le vetrate. Scintillano e brillano quando c’è il sole, ma quando cala l’oscurità rivelano la loro bellezza solo se c’è una luce dentro.
Elizabeth Kubler-Ros