Giovedì 24 luglio, Seal Beach
Dopo circa tre settimane di vita americana, ritengo di poter fare alcune considerazioni rispetto ad attività quotidiane il cui svolgimento però, in questo paese così diverso dall’Italia, per me è stato talvolta motivo di perplessità.
Iniziamo dalla spesa al supermarket ma con un avvertimento: non esiste una sola America, quindi ciò di cui parlo vale esclusivamente per questa zona della California, in quanto, ad esempio, lo scorso anno a New York, l’esperienza fu molto differente.
E’ risaputo però generalmente che gli americani non hanno abitudini alimentari sanissime: basta fare un giro in qualsiasi grocery store o deli o supermarket per verificare che la maggior parte dei prodotti sono pieni di grassi. I cibi americani non subiscono gli stessi severi controlli che avvengono nell’Unione Europea. Insomma l’obesità è una piaga nazionale e facendo un giro nei più comuni supermercati americani se ne intuiscono i motivi.
Fortunatamente, negli ultimi anni, anche qui si è cominciata a sentire l’esigenza di cibi più naturali: infatti non è inusuale,ad esempio, trovare piccole oasi di frutta e verdura organic, cioè biologica.
Nei supermercati puoi trovare davvero di tutto: articoli di caccia e pesca, macchinette per depilarti, biciclette, culle, 500 tipi di taniche di latte diversi che fanno compagnia ai mille tipi di pizza congelati, vestiti 0-100, vitamine, ibuprofene, sciroppo, …Insomma TUTTO. Il senso di smarrimento è grande all’inizio, poi si inizia a capirci qualcosa e tutto sommato ora mi piace.
Prima di tutto sottolineo il fatto che questi supermercati sono aperti 7 giorni alla settimana 24 ore al giorno. Sono muniti di carrelli ultramegagiganti con anche la versione carrello-conlaformadimacchina per bambini o carrello-mini per neonati con la smania di fare la spesa.
Innanzitutto bisogna scordarsi il luogo comune secondo il quale in America si trova “tutto quello che c’e’ in Italia”. Non e’ assolutamente vero, o almeno bisogna fare due precisazioni: primo, si trovano molti cibi a noi noti, ma il sapore non e’ quasi mai lo stesso; secondo, alcuni cibi a noi familiari costano un occhio della testa.
Ecco vari esempi.
Pane. Si trova qualsiasi tipo di pane, in genere tipo francese, morbido, con semini, cereali e tutto quello che volete, ma scordatevi quel sapore di forno a legna e la corteccia bella abbrustolita. In compenso c’è da sbizzarrirsi per il pane a fette tipo pane-bianco-del-mulino-bianco: ci sono pareti intere di confezioni di ogni tipo e gusto diverso.
Biscotti. Faccio una premessa: per me colazione significa una tazza di the verde con biscotti rigorosamente secchi. Bene. Trovare biscotti secchi, quindi non frollini, non ripieni di latte, cacao, menta, cannella, cocco, nocciole, mango, non salati, non ricoperti, non surgelati, non di soia,…insomma un tipo”Oro saiwa” è impossibile!La mia sofferenza nel trangugiare varie tipologie di biscotti, muffin, brioches, sperimentate per cercare una valida alternativa, si è interrotta solo due giorni fae grazie a quel sant’uomo di mio marito che ficcanasando nel settore asian food, a sorpresa, ha trovato una triste confezioncina di “tea biscuits”. Miracolo!
Verdure. Questo e’ un capitolo interessante, perche’ ci sono verdure e soprattutto ortaggi e tuberi mai visti; immagino bisognerebbe conoscere delle ricette per poter sfruttare al meglio questo potenziale, ma siccome io non ne ho il tempo,nè soprattutto la voglia, mi limito a lattuga e zucchine, carote e patate, che fra l’altro costano molto di piu’ che in Italia. Poi succede che io vada alla cassa con un finocchio e la cassiera strabuzzi e gli occhi e mi chieda come si chiama quella strana verdura perché lei non l’ha mai vista!!!! Mah….
Passata di pomodoro: siamo italiani ok, siamo dei divoratori di pasta ok, non possiamo fare a meno del sugo al pomodoro ok,….però ciò che voglio dire è che i sughi, di ogni genere e forma, ci sono; ciò che manca è la semplicità. La passata di pomodoro liscia è introvabile; contiene immancabilmente aglio, cipolla, spezie, funghi, qualsiasi tipo di carne o pesce,biscotti sbriciolati ( ecco dove finiscono i biscotti secchi!!), cannella, burro di arachidi, sciroppo d’acero,…e mi fermo qui!
Succhi di frutta. Questo è il prodotto che più di ogni altro mi ha stupito.La scelta e’ talmente vasta che si può trascorrere mezz’ora o piu’ soltanto a decidere quale succo comprare. Di solito i contenitori sono enormi (cosi’ come per il latte: qui la bottiglietta da mezzo litro non esiste). Io sono subito approdata ai frutti di bosco (ce ne sono tipologie infinite) e al succo di mango, che e’ strepitoso, ma si potrebbe trascorrere un anno intero qui senza mai bere lo stesso succo. Anche per cereali e frutta secca c’è l’imbarazzo della scelta: non ci si raccapezza tanta e’ la varieta’.
Altra particolarità: vuoi il burro di un qualsiasi frutto secco? Prendi una bustina, la riempi con il frutto (es. pinoli), poi versi il contenuto in un apposito macinino, ed esce in un bicchiere il burro appena fatto.
Ciò che mi ha stupito di piu’ e’ il “salad bar”: si tratta di un’isola con tante vasche di ingredienti per l’insalata (chiamiamola cosi’), tortellini, sottaceti, mais, peperoni, verdura mista, ecc; si prende un contenitore, si fa il giro dell’isola e si preleva tutto quello che si vuole per l’insalata (che in realta’ e’ un piatto unico). Tutto costa uguale percio’ alla fine si pesa il contenitore.
Ma è il finale la parte più bella:arrivare alla cassa. Prima di tutto non ci sono MAI file: se ci sono più di tre persone davanti a te aprono un’altra cassa. Appena sono riuscita a decifrare quello che dicono e ad imparare le risposte preconfezionate mi sono sentita padrona del supermercato. In ordine ti chiedono se va tutto bene,se sei riuscita a trovare tutto quello che cercavi e se sei soddisfatta,se hai la tessera del supermercato, se vuoi il sacchetto di plastica o di cartone (sí, quello che si vede nei film, soprattutto in Desperate Housewife) e se paghi con carta di credito o in contanti.
Mentre accade tutto questo, gli addetti iniziano a riempire i sacchetti al posto tuo: ti sistemano la spesa nella busta e usano anche una certa razionalita’ (cose pesanti sotto e cose fragili sopra, la vaschetta di sushi orizzontale, ecc.); a volte mi sento in imbarazzo quando, con tutto questo servizio, devo semplicemente far passare la carta, fare una firma e aspettare con le mani in mano ( ehhhh…lontano il tempo in cui arrivavo alla cassa, carrello stracarico, tessera in una mano, buste nell’altra, carta di credito fra i denti, sacchetti da riempire al ritmo di un velociraptor, commessa scorbutica e frettolosa e cliente successivo impaziente e impietoso verso la mia situazione!!!!)
Il fatto è che in Italia non siamo abituati né a tutto questo servizio né tantomeno alla cortesia. Le persone non ti guardano negli occhi, non ti chiedono come stai, non ti sorridono. Passano freddamente la spesa alla cassa e sperano di finire presto. Purtroppo si perde l’abitudine ad essere trattati bene.
Qui Il consumatore è trattato bene, coccolato, se necessario sopportato: I venditori, le commesse, i commessi pensano di fare un gran bel mestiere, vogliono vendere la loro merce e vogliono avere la fotografia di “miglior venditore del mese” nel loro negozio. Ti invitano a spendere ma se, dopo 2 settimane, cambi idea e riporti gli acquisti, non fiatano, ti ridanno indietro i soldi e sperano che tu torni da loro.
E poi ci sono i deals, i bargains, le offerte strepitose di sconti fantastici. Il fatto è che sono vere, convengono per i giorni in cui durano e poi finiscono. All’inizio queste offerte le guardavo con l’occhio italiano e l’abitudine alle fregature dei saldi, e pensavo: se la cosa costa 100 dollari e la offrono a 60, la settimana prossima la offriranno a 50. Errore. La settimana dopo tornava a 100!!!
Per finire alcuni suggerimenti:
– non occorre la moneta per il carrello, qui si fidano!
- non occorre il guanto per la frutta o la verdura, l’igiene è un optional ( purtroppo!)
- non occorre pesare la frutta e la verdura, lo fanno loro alla cassa.
– se comprate un alcolico vi chiederanno il documento, anche se dimostrate 40 anni.
Infine, rispettate le file e tenete una distanza fisica adeguata: gli italiani sono purtroppo conosciuti proprio per non impegnarsi in nessuna di queste due cose! ( confessione estorta alla mia commessa di fiducia!!! 🙂 )