UCLA

UCLA, 16 LUGLIO

Alla fine l’insegnante che è in me ha preso il sopravvento e così, dopo aver visitato il campus della State University, ho voluto visitare anche quello dell’ UCLA, l’Università della California di Los Angeles, che è un’università pubblica e di ricerca tra le più importanti e prestigiose al mondo.

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Il Campus è una vera oasi nel caos della metropoli. Situato nel sobborgo di Westwood con Sunset Boulevard sul confine settentrionale, è un luogo molto spazioso, pieno di alberi e passeggiate e di sentieri immersi nel verde: ci sono anche gemme nascoste, come un giardino botanico, musei, sculture e fontane.

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È diviso in North Campus e South Campus: Il North Campus è l’originario nucleo del campus, con una architettura più classica, di stile italiano; vi hanno sede le facoltà di arte, discipline umanistiche, scienze sociali, legge ed economia. Il South Campus è la sede delle facoltà di Fisica, Biologia, Ingegneria, Psicologia, Matematica, Medicina e dello UCLA Medical Center
Le residenze per circa 8000 studenti sono distribuite tra 14 complessi su una collinetta nella zona occidentale del campus, chiamata “The Hill”. La Hill è collegata al resto del campus da un percorso molto frequentato chiamato Bruin Walk, che divide a metà il campus.

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l più alto edificio del campus è intitolato a Ralph Bunche, un alunno afro-americano, che ha ricevuto il premio nobel per la pace nel 1950 per aver negoziato la pace tra gli israeliani e i palestinesi in Palestina. Un suo busto si trova all’entrata della Bunche Hall. È stato il primo non europeo e il primo alunno della UCLA a essere insignito del premio.

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Considerazioni: prati verdi, tutto lindo e pulito, una sacco di facce di giovani a rappresentare tutti i popoli del mondo. Un via vai rarefatto e sereno di gente con facce distese. Istituti di ricerca, facoltà, biblioteche meravigliose, laboratori con centinaia di postazioni: tutto un senso di perfetta organizzazione …chissà se poi sarà davvero così…

Certo, l’impressione è che qui un giovane abbia molte possibilità e opportunità di studiare in ambienti accoglienti e funzionali. Non so come descrivere meglio il senso di ammirazione che abbiamo provato ieri, se non dicendo che, nel camminare tra i viali dell’Università della California, ho sentito netto quel senso di opportunità che da noi manca (nonostante tutti i problemi che ci sono anche qui negli Stati Uniti!)
E’ una banalità, ma è così: le opportunità cambiano anche a seconda di dove nasci e sicuramente  lo sappiamo bene noi, in Italia, che ospitiamo tanta gente che arriva da fuori aspettandosi di trovare da noi un’opportunità nonostante i problemi del nostro paese.
Io non so se il sistema accademico americano sia esportabile in Italia, probabilmente no, per una miriade di motivi.
Quello che però ho imparato è che i laureati in America sono più numerosi che in Italia, che molte delle università americane migliori sono pubbliche e che gli studenti meritevoli, anche se poveri, ottengono borse di studio sufficienti a completare gli studi senza troppi sacrifici. Soprattutto coloro che poi si laureano, quasi tutti, hanno aspettative di impiego e remunerazione inimmaginabile per i loro pari grado italiani.

Riusciranno i nostri giovani a migliorare il futuro del nostro sistema di istruzione? Me lo auguro davvero…

Un saluto da Joe, la mascot!

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