Long Beach, 15 luglio
Mi é successo diverse volte, soprattutto qui negli Stati Uniti, e ieri pomeriggio, di nuovo.
Stavamo passeggiando lungo una strada abbastanza commerciale, con negozi di vario genere che si intervallano a tavole calde, ristoranti, bar…insomma ogni tipologia di goduria dei sensi e dell’ego.
Da lontano, vediamo appoggiato ad una rientranza del muretto di recinzione di una palazzina una persona: se ne sta accucciato, con la testa fra le ginocchia e le braccia consorte, come in un gesto di protezione. E’ un uomo maturo, ma non saprei dirne l’età: vedo chiaramente soltanto i capelli, chiari, radi, lunghi e arruffati e la pelle delle mani, maculata e arida.
Ci avviciniamo e ci accorgiamo che indossa un abito grigio, giacca e pantaloni, e un paio di mocassini: è un completo da ufficio, logoro, ma pare di buona fattura. Mi ritrovo a pensare a quel film meraviglioso con Will Smith “La ricerca della felicità” e mi chiedo se quel vestito possa appartenere davvero a questo senzatetto, magari come eredità di una vita passata in un ufficio a lavorare per qualcuno che dall’oggi al domani ha deciso che lui lì non serviva più.
Passiamo oltre, l’uomo non si muove, non mostra nessun tipo di interesse per ciò che gli accade intorno. Facciamo alcuni passi, poi io e mio marito ci guardiamo…quello sguardo significa “Proviamo ancora?”.
E così, tocca a me questa volta, con una manciata di dollari in mano, avvicinarmi a quell’uomo. Attendo che lui si accorga della mia presenza ed alzi il viso verso di me, ma aspetto invano. Nessun movimento, solo un respiro pesante e odore di strada.
Dico “ Sir…”, ripeto “Sir…” e alla fine il capo si muove, lentamente, si volge verso di me e allora con pudore dico “ Do you want ?”
I miei occhi si riflettono nei suoi: in quello sguardo vedo tutto e niente, percepisco la mia miseria e superficialità, il mio desiderio di mettere a tacere la coscienza e al tempo stesso leggo la sua storia, la sua esperienza di vita e la sua superiorità morale.
Scuote la testa, fa un cenno con la mano, come dire…vai, vai per la tua strada…
Mi incammino verso mio marito, che mi sta guardando e ha già compreso che anche questa volta l’elemosina è stata rifiutata.
Rimetto la mia cartastraccia nelle tasche, mi avvio, e porto con me il mio carico di colpa.
Tornati a casa, abbiamo chiesto a due ragazzi americani che vivono nell’appartamento a fianco al nostro, se sanno qualcosa rispetto alla situazione dei senzatetto in America, e loro ci hanno rivelato qualcosa che ci ha sbalordito.
Pare che in circa 50 città degli Stati Uniti sia vietato aiutare gli homeless. Proprio così: oltre 50 municipalità Usa (tra cui New York e Philadelphia) hanno vietato in modi diversi a chiunque (soprattutto alle associazioni) di portare cibo, coperte o altro ai tanti che dormono per strada.
Il motivo, ufficialmente, è nobile: tagliare i viveri ai senza tetto per “convincerli” a ricevere aiuti più appropriati nei tanti rifugi messi a disposizione. Ma sono in tanti a sospettare che il vero motivo sia un altro: toglierli dalla strada perché sporcano e non sono un bel vedere.
Sono tante le città che non hanno avuto il coraggio di vietare esplicitamente l’elemosina ai senza tetto, ma hanno varato restrizioni che apparentemente non c’entrano nulla, anzi sembrano difendere alcuni diritti, salvo poi impedire lo svolgimento di atti solidali. E’ il caso per esempio di Dallas, dove chiunque voglia distribuire cibo agli indigenti deve prima frequentare un lungo corso comunale obbligatorio; a Denver nessuno può dormire per strada o mangiare all’aperto se prima non ha ottenuto un permesso dalle autorità; a Houston si può dar da mangiare ai senza tetto in strada, ma a non più di cinque persone alla volta, altrimenti scatta la multa.
Finora le tante cause intentate dalle associazioni contro queste singolari direttive comunali hanno portato a una serie di sentenze favorevoli a sindaci e municipalità. Un piano federale emanato il 22 giugno 2010 ha infatti stabilito l’eradicazione dal paese della mancanza cronica di alloggio entro il 2015 per i veterani e gli homeless, ed entro il 2020 per famiglie e bambini.
Quella del no agli aiuti è la strada giusta?
Trovo un cinismo esagerato alla base di queste scelte e oggi mi sento un po’ meno felice di essere qua!
Ci sono grandi diseguaglianze economiche anche lì, per non parlare della pena di morte ancora presente in alcuni stati, per non parlare di quelle armi che tutti possono tenere in casa e che non c’è verso di abolire con una legge.
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